E Jean ebbe una notte sorprendente. Tanto che alle 7 del mattino non si presentò all’ottagono. Alle 8 però mi telefonò e mi disse che sarebbe arrivato da lì a poco. La sua notte sorprendente iniziò verso sera quando Jean si ritrovò ospite autoinvitato il suo amico marocchino di cui non sa il nome, lo chiameremo quindi Mustafà. Jean era orgoglioso di avergli offerto la cena. Chiesi cosa gli avesse cucinato di buono e Jean prontamente disse: un uovo e tre fette di polenta. Poi insieme decisero di andare in discoteca a Mantova, a quello che una volta si chiamava Caravel e li vi restarono fino all’ora di chiusura, cioè fino alle 4. Chiesi a Jean se Mustafà avesse cuccato in disco. Jean disse che alla fine non aveva cuccato neanche lui, nonostante le arie di seduttore che si dava. Jean racconta di aver guardato incantato i distaccamenti delle donne armate di tacchi a spillo e spacchi vertiginosi che sfilavano davanti a lui, Mustafà, a passo felpato o cadenzato a seconda di ciò che imponeva la musica che veniva proposta. Poi gli si sedevano vicino ma non troppo, e nel mentre Mustafà confidò a Jean un sacco di cose sull’arte della seduzione. Pare che delle donne che gli si avvicendavano attorno non gliene andasse bene neanche una. E perchè c’era quella col culo troppo piccolo o quella col culo troppo grosso, quella troppo alta e quella troppo bassa. Mustafà per tutta la notte cercò di spiegare a Jean che sedurre una donna resta una cosa molto complessa. La stessa discoteca crea di per sè una situazione molto complessa. Mustafa paragonò la disco ad un oceano pieno di vita e per certi aspetti caotico e poi lo paragonò ad una giungla piena di bestie feroci e di bestie indifeseJean a quel punto ebbe l’impressione che in quella notte masse opprimenti di animali si dirigessero verso di lui e là si fermassero in attesa di sbranare o essere sbranate. Poi Mustafà spiegò a Jean che la strategia attiva da lui adottata con le donne era perdente. Mustafà consiglio a Jean la strategia della seduzione passiva che consisteva nel guardare e riguardare la donna facendole capire che era molto desiderata, lasciando poi a lei la libertà di scegliere di avvicinarsi. E così Mustafà e Jean tra lo scambio di queste ed altre considerazioni più o meno lecite tirarono mattina quando la disco smise la musica e si chiusero i battenti. All’uscita però Mustafà aveva appetito, visto che aveva cenato con un ovetto e 3 fette di polenta. Quindi si fermarono da un venditore ambulante di hot dog e patatine. Jean non poteva permettersi nulla e si fece passare la fame, Mustafà invece si concesse un hot d’oggi con wurstel di pollo e patatine fritte. I nostri arrivarono a casa alle 5 del mattino ma non senza aver sfiorato un incidente. Sulla transpolesana infatti viaggiavano ad una velocità di 80 kilometri all’ora quando dietro a distanza di sicurezza ma non troppo li seguiva un Tir. C’erano solo loro da quelle parti, Mustafà e Jean e il Tir, sembrano i protagonisti di Duel. Ad un certo punto Jean avvistò ancor prima che lo facesse Mustafà, una nutria decisa ad attraversare la strada. Jean in quel momento disse di aver visto i sorci verdi e sperò ardentemente che la nutria, nonostante tutto fosse sacrificata al posto loro e Mustafà pertanto decidesse di non frenare improvvisamente col rischio di essere tamponati dal Tir. Per fortuna la nutria uscì da sotto l’auto senza un graffio e il Tir non fu costretto ad inchiodare e a carambolare o a tamponare i nostri. Quel momento era stato per Jean l’irruzione di una minaccia nel tessuto delle sue abitudini. Avrebbe dovuto anche lui armarsi?
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