TABACCHERIA
Non sono niente/ non sarò mai niente/ non posso voler essere niente/ a parte questo, ho dentro di me tutti i sogni del mondo/ finestre della mia stanza, della stanza di uno dei milioni al mondo/ che nessuno sa chi è (e se sapessero chi è, cosa saprebbero?) , vi affacciate sul mistero di una via costantemente attraversata da gente,/ su una via inaccessibile a tutti i pensieri, reale, impossibilmente reale, certa, sconosciutamente certa, / con il mistero delle cose sotto le pietre e gli esseri, con la morte che porta umidità nelle pareti e capelli bianchi negli uomini,/ con il Destino che guida la carretta di tutto sulla via del nulla/ oggi sono sconfitto, come se conoscessi la verità. / Oggi sono lucido, come se stessi per morire,/ e non avessi altra fratellanza con le cose/ che un commiato, e questo ottagono, e questo lato della via diventassero la fila di vagoni di un treno, / e una partenza fischiata da dentro la mia testa, / e una scossa dei miei nervi ed uno scricchiolio di ossa all’avvio. / Oggi sono perplesso come chi ha pensato, trovato e dimenticato. / Oggi sono diviso tra la lealtà che devo alla tabaccheria dall’altra parte della strada, / come cosa reale dal di fuori, / e la sensazione che tutto è sogno, come cosa reale dal di dentro.
… Fernando Pessoa… ( ottagono a parte 🙂 )
Ciao Amici!
Stamattina un ex comunista, oggi Pd, originario di Saint Cruz, ultrasettantenne passa all’ottagono con cane al seguito per il consueto acquisto della settimana enigmistica e mi chiede: ” chi abitava prima di voi nella casa dove abitano i tuoi adesso?” Nessuno prima di noi ha abitato quella casa, il mio papà l’ha fatta costruire! rispondo io. E il signore risponde in dialetto qualcosa del tipo…ma va la che non sai niente, ci abitava qualcun’altro prima di voi! Ed io ad insistere che non era vero, che la casa “nuova” l’aveva voluta e fatta progettare il mio papà. Quel signore continuava a voler negare quello che gli dicevo. Per fortuna mi arrivò in soccorso un amico di mio padre e lo pregai di dire all’altro chi avesse fatto costruire ed abitato la casa dove ora vivono la dea della caccia e consorte più tanti mici miciotti e micioni. L’amico di mio padre confermò la verità che è la mia, in questo caso. Il signore non si scusò nemmeno anche di fronte alla parola di due che…is mej che uan. Così mi venne da dire che non potevamo aspettarci nulla da un dem, secondo loro avremmo potuto mentire anche sulla nostra provenienza, e forse generalità.